Diritti lgbti, legge transfobica in Ungheria. Arcigay: “Inaccettabile che l’Ue faccia finta di non vedere”

  

Bologna, 23 maggio 2020 – “L’Unione europea non può voltarsi dall’altra parte e tradire se stessa: deve agire affinché in Ungheria non venga violato il rispetto dei diritti umani”: Gabriele Piazzoni, segretario generale di Arcigay, commenta duramente l’approvazione in Ungheria della cosìdetta “Legge Insalata” proposta da Viktor Orbàn, in particolare dell’articolo 33 che vieta la rettifica anagrafica del sesso assegnato alla nascita alle persone transgender e intersessuali. “L’Ungheria – prosegue Piazzoni – è tenuta a rispettare quantosancito dalla Corte Europea dei Diritti Umani, che impegna gli stati membri a garantire il riconoscimento legale del genere ed è tenuta a dare valore alle raccomandazioni del Parlamento Europeo in merito al riconoscimento dei diritti e a favore della protezione da ogni discriminazione delle persone transgender”. La Rete Trans di Arcigay, in questo senso, esprime forte preoccupazione per la comunità transgender ungherese riguardo l’ondata di stigma e di violenza a cui questa legge inevitabilmente la sottopone: “La deriva autoritaria di Orbàn – dicono le attiviste e gli attivisti della rete – ha portato all’approvazione di questa legge atta a definire permanentemente il genere di una persona soltanto “sulla base dei caratteri sessuali primari e dei cromosomi”, sebbene le identità non si possano definire esclusivamente e solo sulla base di un mero dato biologico. Si tratta di un atto gravissimo di cancellazione delle vite di migliaia di persone, del loro diritto ad esistere e ad autodeterminarsi. Presteremo tutta l’assistenza possibile al fine di contribuire alla battaglia iniziata dalle associazioni e attivisti per i diritti delle persone Transgender in Ungheria per contrastare questa norma. Ci appelliamo alla Presidente della commissione Europea Ursula von der Leyen affinchè intervenga con azioni concrete volte a ristabilire il pieno rispetto dei diritti umani in Ungheria e invitiamo la cittadinanza alla sottoscrizione della petizione lanciata sulla piattaforma ALL OUT https://action.allout.org/it/m/cb6ca9cb/#panel-action-form“, concludono.

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